Dieta: perché rivolgersi a un nutrizionista/psicoterapeuta

Nutrizionista | Psicoterapeuta

Ansia + stress non permettono di seguire e mantenere nel tempo i risultati della dieta

Con il Diploma in Psicoterapia posso supportare i pazienti a superare le loro fragilità. Questo è un passaggio importantissimo per iniziare e mantenere nel tempo i risultati della dieta

Come si applica la psicoterapia nella stesura del piano nutrizionale

Con la psicoterapia lo specialista individua alcune disfunzioni che il paziente può avere e cerca quindi di risolverle.

Come si può applicare questo nella stesura di un piano alimentare, se il paziente non ha dei colloqui con il medico?

Facciamo un esempio di un caso che si è presentato recentemente alla mia attenzione. Si è presentato nel mio studio un manager, insoddisfatto dei risultati ottenuti sino ad allora, pur avendo consultato moltissimi medici di nutrizionisti di Milano (più o meno famosi!).

La moglie, presente al nostro primo incontro, mi fa presente che il marito più di tanto non riesce a seguire la dieta e chiede il mio aiuto nella speranza di raggiungere i risultati sperati.

Il mio approccio prevede delle prove kinesiologiche, delle prove di perdita di forza toccando dei punti di agopuntura.

Visitando il paziente il primo segnale identificato è stato quello di avere a che fare con una persona particolarmente ansiosa che affronta la vita sotto stress, come se dovesse affrontare un esame continuo.

Questa situazione porta ad avere il cortisolo alto, con le conseguenze di cui abbiamo parlato molte altre volte. Quando il soggetto ha il cortisolo alto, la mattina e a pranzo non avverte il senso di fame, che aumenterà invece verso sera.

Alla mia domanda, quindi, se mangiasse principalmente durante la sera, potendo invece tranquillamente saltare la colazione ed il pranzo, il paziente ha ovviamente confermato.

Un altro punto, legato all’ansia, è la fame visiva. La fame visiva è una difficoltà del paziente a tenersi controllato una volta che ha iniziato a mangiare, passando dal dolce al salato senza alcun freno.

Anche questa analisi mi è stata confermata dal paziente.

L’insuccesso terapeutico di questo paziente nelle diete precedenti non era legato quindi a una migliore o peggiore stesura di un piano alimentare ma dipendeva dal fatto che il soggetto:

  • non fa alcuna attività fisica (non si occupa mai di se stesso)
  • è un ansioso, stato che porta a mangiare soprattutto alla sera cibi che si trasformano rapidamente grassi e zuccheri
  • ha una fame visiva. Anche quando, alla sera, lui seguiva la dieta, il resto della famiglia mangiava di tutto. La conseguenza era quindi che, avendo lui una fame visiva, una volta che finiva la sua dieta non riusciva a controllarsi finendo di mangiare tutto ciò che i suoi familiari avevano avanzato

Psicologicamente questo aspetto ha un effetto negativo incredibile perché questi pazienti, quando sgarrano, si sentono in colpa, falliti e incapaci di seguire un piano alimentare.

Psicoterapia e dieta

Quello che può aiutare un paziente di questo tipo è la psicoterapia.

La psicoterapia serve perché bisogna rafforzare quella che viene chiamata la “carica narcisistica” del paziente, cercando di individuare i punti deboli.

Tutta la famiglia deve però dare il proprio supporto. Per prima cosa la sera devono seguire tutti un regime alimentare corretto così che la persona possa non assecondare più la fame visiva. In caso contrario il soggetto a dieta si troverà sempre in una situazione di tensione.

Nella stesura di un piano nutrizionale, l’obiettivo sarà quello di tenere il paziente sempre sazio dal punto di vista nutrizionale.

Questi pazienti hanno infatti bisogno di sentirsi sempre pieni per stare tranquilli. Nel momento in cui non avvertono la fame il loro cervello si placa.

Perché rivolgersi ad un’unica figura: nutrizionista e psicoterapeutica

La psicoterapia aiuta e supporta i pazienti con queste difficoltà.

Il medico può:

  • individuare abbastanza velocemente le abitudini e le fragilità del paziente
  • andare con il paziente ad esplorare i punti deboli
  • cercare di conseguenza di risolverli assieme al paziente.

Fare un percorso alimentare e protrarlo nel tempo è difficilissimo. Bisogna perciò individuare i punti deboli sui quali creare delle modificazioni. Queste modificazioni, a loro volta, andranno a creare ulteriori modificazioni a livello dei neurotrasmettitori del nostro cervello. Possono influenzare così, in maniera positiva, la scelta degli alimenti a livello del centro della fame.

Il centro della fame, come sappiamo, è sempre a livello del sistema nervoso ma influenza anche il nostro intestino (l’intestino viene chiamato il secondo cervello del nostro organismo).

Quindi le scelte alimentari passano prima nell’intestino e dall’intestino informano il cervello. Se cambiamo il funzionamento dell’intestino andiamo a cambiare anche il cervello il paziente.

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