Qual è la relazione fra stress e alimentazione

Relazione fra stress e alimentazione

Lo stress può avere degli influssi non favorevoli sulla nostra alimentazione

In che modo lo stress altera livello cerebrale il meccanismo di riconoscimento del senso di sazietà

Diversi studi hanno ormai dimostrato che lo stress può avere degli influssi non favorevoli sulla nostra alimentazione

Sono stati condotti diversi esperimenti che dimostrano che alimentazione e stress sono fortemente correlati.

Facciamo un esempio concreto.

Ipotizziamo di avere una paziente, una donna matura, con dei figli. La sua situazione lavorativa è precaria e l’indomani dovrà andare a parlare col suo capo riguardo all’eventuale rinnovo del contratto a tempo determinato piuttosto che di un eventuale licenziamento.

Cosa può succedere?

Quasi certamente la mattina lei si sveglierà avendo dormito male la notte a causa di questa paura. In realtà la paura del licenziamento non è una paura reale. Si tratta di una paura non consistente, ma l’organismo umano la vive esattamente come se ci fosse un pericolo reale. Il licenziamento:

  • comporterebbe il dover andare a cercare un nuovo lavoro;
  • creerebbe il problema di come pagare le rate future del mutuo, di come poter fare la spesa, ecc.

Tutti questi pensieri creano una serie di ripercussioni psichiche.

Questo meccanismo cosa provoca invece a livello fisiologico nell’organismo della persona?

Aumenta il sistema simpatico, che a sua volta:

  • aumenta lo stato di allerta
  • aumenta la quantità di zuccheri che ci sono nel sangue (in maniera tale che noi possiamo utilizzarli subito, soprattutto a livello cerebrale)
  • crea una vasocostrizione
  • ci toglie la fame.

Ma il sistema simpatico non può durare a lungo, ha bisogno di un qualcosa che possa portare avanti questo meccanismo. Di conseguenza, quindi, va a stimolare il cortisolo.

Il cortisolo fa le stesse cose del sistema simpatico, ma le fa in maniera un po’ più graduale, meno immediata:

  • trasforma i grassi;
  • libera i grassi in circolo;
  • va a trasformare il glicogeno epatico in glucosio.

Quest’ultimo meccanismo è necessario per avere un livello di zuccheri nel sangue più alto che, in caso di pericolo imminente, diventa un naturale meccanismo di difesa che ci permette di poter scappare o difenderci di fronte, per esempio, ad un animale feroce che ci vorrebbe mangiare o a un ipotetico nemico che noi pensiamo ci voglia fare del male.

È chiaro che problemi come un eventuale licenziamento non siano un pericolo reale di vita o di morte.

Ma è altrettanto vero che l’idea di un eventuale licenziamento, di trovare un capo non accondiscendente, oppure di arrivare in ritardo alla riunione perché c’è traffico, oppure alzarsi la mattina e dover portare i figli a scuola, ma uno di questi sta male, non ha voglia di andare a scuola (quindi si potrebbe arrivare in ritardo alla riunione) crea uno stato di forte ansia e stress.

La nostra vita quotidiana è legata a possibili “pericoli” che non sono reali pericoli, ma sono eventi che noi, comunque, pensiamo ci possano creare una cascata di situazioni per noi sfavorevoli.

Ecco perché lo stress genera la produzione di cortisolo.

Cosa succede quando la situazione che provoca stress si risolve al meglio?

Supponiamo, contro ogni previsione, che la giornata vada benissimo. Il capo è contento della sua collaboratrice, le riconferma il lavoro, i suoi figli stanno bene e sono andati a scuola tranquillamente.

Cosa succede a questo punto nell’organismo, quando si rilassa?

Succede che si avverte una fame molto forte, perché il cortisolo è sceso e gli zuccheri nel sangue a poco a poco diminuiscono (perché sono stati consumati dallo stato di tensione).

Quindi viene una fame incredibile. Di conseguenza la paziente va dal panettiere, acquista dei biscotti e ne mangia in gran quantità.

Perché il soggetto non riesce a controllarsi?

Perché, quando mangiamo cibi che si trasformano in zucchero e grasso, andiamo a stimolare l’insulina.

L’insulina ha si la capacità di agire sul centro della fame e “dire” che la persona ha già mangiato cibi che si trasforma in zucchero e grasso. Generalmente la risposta all’insulina è veloce. Ma, se abbiamo avuto una situazione stressante come quella descritta precedentemente, i recettori dell’insulina a livello cerebrale sono ancora bloccati dalla quantità di cortisolo che è in circolo.

Questo fa si che non si avverta il senso di sazietà.

E, quando noi mangiamo cibi che si trasformano rapidamente in zucchero e grasso, non abbiamo senso di sazietà e ne possiamo mangiare in gran quantità.

Qual è il mio consiglio?

Tutte le volte che noi abbiamo una situazione di stress non dovremmo avere in casa cibi che si trasformano rapidamente in zucchero grasso (pizze, focacce, patatine, alcol, gelati e dolcetti, ecc.) perché, quando noi consumiamo uno di questi alimenti, è difficilissimo riuscire a fermarsi.

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