Relazione fra stress e alimentazione

Esperimento per dimostrare la correlazione fra stress e alimentazione

Lo stress altera livello cerebrale il meccanismo di riconoscimento del senso di sazietà e conseguentemente il soggetto ha difficoltà a rimanere controllato nella sua dieta

Qual è la relazione fra stress e cibo?

Cerchiamo di spiegarlo con un esperimento che ha permesso di conoscere bene questo meccanismo.

Mi riferisco ad un esperimento effettuato ad Atlanta, durante il quale è stato studiato il comportamento di un gruppo di 5 scimmie, che sono dei primati.

Ricordiamo che comportamento delle scimmie molto spesso simula il comportamento umano.

L’esperimento ha coinvolto cinque femmine che sono state studiate per quello che riguarda lo stress e le abitudini alimentari.

All’interno della razza umana, come all’interno delle razze animali, esistono dei soggetti che vengono chiamati dominanti e soggetti che vengono chiamati sottomessi. Esistono sempre soggetti più forti e soggetti più deboli. Questo esiste in natura.

I soggetti più forti mantengono il loro primato in quanto tengono i soggetti più deboli in uno stato di sottomissione.

Non si tratta di una sottomissione fisica, ma di una sottomissione psichica. Spingono i soggetti più deboli in un angolo e tutte le volte che questi si muovono cercano di bloccare il loro spazio vitale.

Possiamo quindi dire che i soggetti sottomessi, in questo caso le scimmie sottomesse, vivono in una situazione di stress.

Ma cosa succede dal punto di vista alimentare?

In questo gruppo di cinque scimmie due vivevano in una situazione di stress, in quanto sottomesse dagli altri elementi del gruppo.

Fino a quando sono state nutrite con cibo da scimmia dimagrivano, nel senso che diminuivano tantissimo il loro apporto calorico.

Ma cosa è successo quando a queste scimmie è stato dato un cibo umano?

In questo caso si è utilizzato una pasta di biscotti e, al posto dell’acqua, si è data acqua zuccherata.

Si è visto che, sia i soggetti dominanti che i soggetti sottomessi, cambiando cibo, cioè passando dal cibo per le scimmie (un’alimentazione a base di un’alta quantità di fibre, verdure, frutta e noci) a un cibo con un’elevata intensità calorica (come può essere la pasta di biscotti e una bevanda zuccherata) entrambi i gruppi (dominanti e sottomessi) hanno aumentato l’introito di cibo.

Ma dopo circa 15 giorni le scimmie dominanti sono ritornate e hanno mantenuto il peso che avevano prima.

I soggetti sottomessi (stressati) invece sono aumentati via via di peso e non sono riusciti a ritornare al peso iniziale (l’aumento di peso era un aumento di peso costante, fino a diventare obesi).

Questo cosa significa?

Che quando noi mangiamo cibi particolarmente ricchi di zucchero e grasso (pasta biscotti ma anche patatine fritte, pizza, gelato, ecc.) questi risultano essere altamente gratificanti a livello cerebrale e abbiamo, quindi, la difficoltà a rimanere controllati.

Se invece noi mangiamo cibi con una bassa quantità di zuccheri grassi riusciamo a tenere controllato il sistema.

Il valore di questo esperimento è che si è visto che nelle scimmie sottomesse c’è un’elevata quantità di produzione di cortisolo, maggiore rispetto alle scimmie dominanti.

Ed è proprio questo aumento di cortisolo che va a stimolare, a livello cerebrale, la voglia e il consumo dei cibi che si trasformano in zucchero.

Questo meccanismo infatti fa sì che aumenti l’insulina, ma il cortisolo “maschera” l’insulina a livello recettoriale e di conseguenza il soggetto può mangiare una quantità di cibo nettamente superiore al suo fabbisogno senza avere la possibilità di fermarsi.

Lo stress altera livello cerebrale il meccanismo di riconoscimento del senso di sazietà e conseguentemente il soggetto ha difficoltà a rimanere controllato nella sua dieta.

Ecco perché io continuo a suggerire ai miei pazienti di non avere in casa sostanze che possono andare ad influenzare la scelta verso cibi che non sono salutari (cioccolato, biscotti, pizza e alcol) se stanno vivendo situazioni particolarmente stressanti.

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